venerdì, Marzo 21, 2025
Guerra dei dazi? In Lombardia, rischio aumento dei prezzi e ripresa dell’inflazione

L’eventuale guerra dei dazi generata dal possibile incremento delle misure protezionistiche da parte degli Usa preoccupa le imprese: è il sentiment emerso dall’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza (dati elaborati dal Centro Studi) con le risposte complessive di 408 imprenditori. Lo rileva l’86% di chi svolge attività di import e il 74% di chi pratica sia attività di import sia di export. In sostanza per più di 3 imprese su 4.

Fra le imprese attive sui mercati esteri (il 31% delle imprese: di queste operanti solo nell’export il 39%, solo nell’import il 34%, sia nell’export sia nell’import il 27%) c’è una prevalenza fino a 49 addetti (92%), con sede soprattutto a Milano (66%). Principali settori economici: vendita non alimentare (25%), intermediazione (14%), produttori/esportatori (13%) e importatori/distributori (10%).

“Un eventuale rialzo dei dazi Usa e la risposta europea preoccupano il sistema delle imprese del terziario – afferma Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio – L’effetto, infatti, sarebbe quello di un aggravio di costi con una contrazione delle vendite in un momento ancora molto delicato per la nostra economia. Con conseguenze inevitabili per famiglie e imprese. E’ vero che si tratta solo di ipotesi, ma è bene che siano chiare le possibili ripercussioni di un confronto commerciale con gli Stati Uniti. Da qui la necessità di concertare una linea comune europea ferma e responsabile in raccordo con il nostro Governo”.

Il quadro economico di riferimento: quanto esportiamo – Gli Stati Uniti sono il secondo partner commerciale (10,6%) delle imprese che esportano dalla Città Metropolitana di Milano (dopo la Svizzera, 10,8%) con oltre 4 miliardi 494 milioni di euro fra gennaio e settembre del 2024; il quarto partner (7,3%) in Monza Brianza (dopo Germania, Svizzera e Francia) con oltre 785 milioni di euro e il decimo partner (1,2%) nella provincia di Lodi (dopo Spagna, Francia, grecia, Germania, Portogallo, Olanda, Belgio, Polonia, Repubblica Ceca) con più di 58 milioni di euro.

I prodotti più esportati negli Stati Uniti – Questi i dati riferiti alle tre macro-aree (Milano, Brianza e Lodi) nel periodo del terzo trimestre 2024. A Milano: apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche 227,77 milioni di euro; macchinari e apparecchiature 193,13 mln. di euro; abbigliamento (anche in pelle e pelliccia) 173,91 mln. di euro; articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili 155,44 mln. di euro; prodotti chimici 149,10 mln. di euro. Riguardo a Monza e Brianza: macchinari e apparecchiature 57,28 milioni di euro; mobili 39,14 mln. di euro; prodotti chimici 37,16 mln. di euro; prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 33,27 mln. di euro; prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) 12,27 milioni di euro. Infine, Lodi: prodotti chimici 5,16 milioni di euro; prodotti alimentari 3,74 mln. di euro; macchinari e apparecchiature 2,72 mln. di euro; prodotti della metallurgia 2,40 mln. di euro; prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 1,80 mln. di euro.

I prodotti che più importiamo dagli Stati Uniti – Sempre riguardo al terzo trimestre 2024, riportiamo un’analisi speculare, sempre riferita alle tre macro-aree, ma stavolta inerente le importazioni. Milano: prodotti chimici 120,78 milioni di euro; computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi 92,39 mln. di euro; macchinari e apparecchiature 82,84 mln. di euro; prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 56,59 mln. di euro; prodotti da altre industrie manifatturiere 54,21 mln. di euro. Monza e Brianza: prodotti chimici 91,43 mln. di euro; prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici 34,24 mln. di euro; carta e prodotti di carta 10,18 mln. di euro; macchinari e apparecchiature 7,83 mln. di euro; computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi 7 mln. di euro.
Lodi: prodotti alimentari 2,62 milioni di euro; prodotti agricoli e della caccia, animali 1,03 mln. di euro; prodotti della metallurgia 1,03 mln. di euro; macchinari e apparecchiature 500 mila euro; prodotti chimici 290 mila euro.

Le principali importazioni dagli Usa in Lombardia – In riferimento al periodo gennaio-settembre 2024, le principali importazioni dagli USA riguardano prodotti chimici (741 milioni di euro), prodotti di elettronica (519 milioni di euro), macchinari e apparecchi (490 milioni), prodotti farmaceutici (415 milioni) e mezzi di trasporto (315 milioni di euro).

Conseguenze della guerra doganale se l’Europa reagisse con dazi al 10-15% per i prodotti Usa più importati – Conseguenze dalla possibile guerra dei dazi? Quella pressoché immediata e più importante sarebbe l’aumento dei prezzi con una maggiore inflazione (oltretutto in un momento particolare con il rinnovato allerta sul caro energia). Con una contromisura Ue di dazi del 10-15% (in risposta agli eventuali dazi americani) sui prodotti che da Milano, MB e Lodi vengono importati maggiormente dagli Usa (vedi prima: si tratta per lo più di prodotti importati da imprese intermediarie e non direttamente da venditori/rivenditori), le imprese importatrici assorbirebbero circa la metà di questi incrementi. L’effetto sui consumatori sarebbe di un probabile aumento dei prezzi del 5%.

L’esposizione verso gli Usa – Fra le imprese che hanno un’attività sia di export sia di import il 63% ha un’esposizione di export verso gli Usa fino al 10%; tra il 10 e il 20% l’11% delle imprese e tra il 20 e 30% un altro 11%. Il 22% delle imprese ha una quota del fatturato generato dall’export con gli Usa superiore al 15% (la maggioranza, 48%, fino al 5%). Fra le imprese, invece, che hanno soltanto attività di export il 52% ha un’esposizione verso gli Stati Uniti fra il 10 e il 20% e il 33% fino al 10%. Il 48% delle imprese ha una quota del fatturato generato dall’export con gli Usa che si colloca tra il 5 e il 10%.

Cosa si può fare se arrivano i dazi – Quali contromisure per mitigare il potenziale impatto dei dazi dagli Usa? La soluzione maggiormente indicata è l’aumento dei prezzi di vendita (37%), ma molte imprese (35%) pensano alla diversificazione dei mercati. E il 21% mette nel conto la riduzione dei margini di profitto. Pochissime imprese (2%) indicano come alternativa l’interruzione degli scambi commerciali con gli Usa.

Gli accordi di libero scambio: la risposta al protezionismo – Dall’indagine emerge che il 56% delle imprese operante sui mercati esteri è a conoscenza dell’esistenza degli accordi di libero scambio siglati dall’Unione Europea con paesi terzi. Patti che prevedono l’azzeramento o la forte riduzione dei dazi in export ed import. Sono quindi giudicati uno strumento positivo per diversificare i mercati di sbocco e approvvigionamento: lo pensa il 63% delle imprese, un dato molto confortante. Gli accordi di libero scambio sono infatti, in generale, la risposta più forte che si può dare al protezionismo. Entrando nel concreto su uno degli accordi di libero scambio, il 38% delle imprese che opera sui mercati esteri conosce l’intesa Ue-Mercosur (siglato dalla Commissione Europea con Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay): per le imprese rappresenta un’opportunità di crescita.

2025: prevale la prudenza –Ma, in generale, come sarà quest’anno per le imprese? Per il 2025 prevale un sentimento di prudenza: sarà un anno stazionario per il 44% delle imprese. Va posta attenzione alle mutazioni geopolitiche e geoeconomiche che rendono instabile il contesto globale. Più pessimista il 34%, stazionario per il 44%. Solo il 22% è ottimista. Anche i dazi imposti tra Cina e Usa o tra Usa ed altri Paesi possono avere conseguenze sulle imprese di Milano, Lodi, Monza e Brianza e lombarde che fanno parte delle “global supply chains” o perché hanno insediamenti produttivi o commerciali in quei Paesi. L’esempio tipico è il Messico dove diverse aziende italiane hanno investito proprio per vendere i loro prodotti negli Usa con esenzione daziaria.

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