Dieci anni fa nacque Metropolis. Lo decisi ad ottobre, mentre la nostra grafica abbozzava l’idea della
testata con i nomi dei comuni scritti sulle guglie del duomo di Milano. I ragazzi e le ragazze che collaboravano con me a “Il Punto” non volevano in nessun modo che si mettesse la parola fine ad una storia, ad un modo di concepire e di essere un giornale che duravano da 13 anni. Ma un giornale non si regge sulle pacche sulle spalle e sulle belle parole, fanno piacere ma purtroppo non pagano le fatture.
Per questo, in quel novembre 2014, pieno di ansia e di esaltazione, incontrai gli sponsor: iniziai da quelli
che condividevano con me un percorso più lungo e la stessa visione del mondo. Quasi tutti mi dissero:
“Io ci sono”. E così a dicembre varcai la soglia del Tribunale di Monza per registrare la testata: avevamo
giurato a noi stessi che ci avremmo provato, sette visionari sognatori davanti ad uno spritz in una sera
gelida e nebbiosa. Nonostante la diffidenza e la malignità di chi ci diceva che non era il momento, che
gli altri giornali ci avrebbero mangiati vivi, che non c’era bisogno di un’altra testata, che avrei dovuto ragionare con la testa e non con il cuore, che non avevamo l’esperienza, la forza e le capacità per farcela.
Alla festa per il nostro decimo compleanno, che faremo tra qualche mese, inviterò tutte quelle cassandre oltre a quegli imprenditori e a quei politici che i primi tempi ci liquidavano sprezzanti, chiedendo con sarcasmo: “Metropolis, chi?”.