martedì, Dicembre 2, 2025

E’ imbarazzante che, quando ci sono di mezzo le elezioni, puntualmente, i nostri grandi giornali e i nostri intellettuali illuminati dipingano situazioni immaginarie spacciandole per reali. E non solo per quelle di casa nostra, ma anche per quelle straniere.

La prima netta vittoria di Trump aveva colto tutti di sorpresa perché secondo i Soloni che ci bombardano di analisi e previsioni avrebbe dovuto essere un testa a testa tesissimo con Hillary Clinton. Così è stato anche stavolta, con l’aggravante di aver messo a fuoco alcuni temi poi rivelatisi infondati.

Intendiamoci: non siamo trumpiani sfegatati e la sua elezione desta più di un’inquietudine su diversi fronti, su quello politico e su quello economico in primis. Però stavolta in tanti hanno esagerato: parlo di quei fenomeni secondo i quali la democrazia è tale solo se vince chi piace a loro. Penso a Massimo Giannini che su “La Repubblica” ha titolato così il suo commento alle elezioni americane: “La democrazia: c’era una volta in America… e adesso non c’è più”.

E penso a tutte le accuse mosse a Trump di essere razzista: salvo scoprire che l’hanno votato in massa gli Ispanici e che ha stravinto a Dearborn, l’unica città americana a maggioranza musulmana. E l’immagine di Trump come espressione del machismo patriarcale con la mobilitazione di Julia Roberts, Jennifer Lopez e della nostre femministe che sono convinte che la battaglia per i diritti passi dal cambiare la desinenza ai nomi delle professioni?

Nulla di fatto. La tanto attesa mobilitazione femminile contro Trump nei seggi non c’è stata. Forse perché le attrici di Hollywood e le intellettuali di Manhattan sono una goccia nel mare rispetto alla grandezza sconfinata degli Stati Uniti.

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