martedì, Dicembre 2, 2025

Marisa Francescangeli è la maestra sospesa – con tanto di riduzione di stipendio – dall’Ufficio scolastico regionale della Sardegna per aver fatto recitare l’Ave Maria ai suoi alunni poco prima di Natale. La sua colpa? Insegnare gli stessi valori su cui si fonda la nostra civiltà. In una Società in cui trionfa la negazione della propria identità e in cui a Bruxelles, qualche anno fa, l’UE mostrò imbarazzo nel proclamare le radici cristiane dell’Europa, la punizione della maestra Marisa non ci deve sorprendere più di tanto.

Oggi vige la regola dell’indifferenziato, del “più o meno è tutto giusto, ha ragione Tizio ma anche Caio non ha torto”. Un relativismo etico imperante che mina le radici stesse di ogni individuo, lo rende parte della massa omologata. Ogni volta che proclamiamo delle specificità – che siano religiose, culturali, politiche, sessuali – ci viene intimato di non farlo per non ghettizzare, isolare, offendere l’altro. Crocifissi tolti dai muri, Natività ostracizzate negli ospedali, preghiere e canzoni modificate, statue coperte, barzellette censurate perché sono troppe le parole che non si devono pronunciare, recite annullate per non urtare la sensibilità dei bambini che hanno un genitore solo, la famiglia tradizionale cancellata dagli spot.

E’ il diktat del politically correct: così gli unici veri ghettizzati sono quelli che pensano con la loro testa.

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