martedì, Dicembre 2, 2025

Un altro giudice, un altro tribunale, un’altra sentenza incomprensibile. Il caso del bambino in affido dalle prime settimane di vita ad una famiglia che lo sta crescendo da anni, ma che ora – essendo stato dichiarato adottabile – verrà assegnato ad un’altra famiglia ha generato enormi reazioni di sdegno e stupore verso l’ennesimo vezzo di un magistrato che, sentendosi una sorta di demiurgo, gioca con la vita degli altri.

Sdegno cresciuto ulteriormente quando si è saputo che, da diversi giorni, il bambino piange, è agitato, chiede se l’allontanamento sia colpa sua, si addormenta a fatica e si sveglia in preda agli incubi. Segnali classici della “sindrome dell’abbandono” che, secondo l’analisi di uno psicoterapeuta infantile, “potrebbero portare ad un trauma relazionale importante”.

Il principio che dovrebbe guidare la scelta del Tribunale dei Minori è “il maggior interesse del bambino”. Per questo il Prof. Alberto Pellai ha lanciato un appello: “C’è uno psicoterapeuta dell’età evolutiva o un neuropsichiatra infantile disposto a confermare che il maggior bene per un bambino cresciuto per i suoi primi 4 anni di vita presso una famiglia che lo ha amato e se ne è presa cura, che ha completato tutto l’iter per ottenere l’idoneità adottiva e che è disponibile ad adottarlo, sia farlo crescere da una nuova famiglia interrompendo così la continuità affettiva? In caso positivo, lo specialista si faccia avanti e certifichi che il bene maggiore del bambino è l’adozione da parte di una nuova famiglia.

Però – conclude il Prof. Pellai – se nessuno specialista si farà avanti, allora è certo che la decisione presa dal Tribunale è in totale contrasto con quanto la Scienza, la Medicina e la Psicologia dell’età evolutiva affermano”.

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