A circa una settimana dal voto, senza entrare nel merito di programmi e anatemi lanciati a ruota libera, mi sento di esprimere due speranze, che credo accomunino gran parte degli elettori. La prima è che governi un Premier che sia espressione di una maggioranza scelta dagli Italiani, qualunque colore abbia. E’ dal 2009 che l’Italia non ha un Presidente del Consiglio eletto dal popolo: l’ultimo fu Silvio Berlusconi.
Negli ultimi 13 anni tutti i Primi Ministri sono stati partoriti da equilibri di palazzo, grandi coalizioni, pastrocchi, alleanze contronatura, spesso componendo e scomponendo le coalizioni come fossero cubi di Rubik. Va bene che siamo una democrazia parlamentare, ma ignorare o distorcere per 13 anni il voto degli Italiani non mi sembra francamente degno di un grande Paese occidentale.
La seconda speranza è che i Poteri Forti internazionali lascino governare chi vincerà le elezioni, che già si troverà ad affrontare scogli insidiosi, dai rincari dell’energia all’inflazione, senza tralasciare la guerra e la pandemia che potrebbe rifare capolino. Come fecero cadere Berlusconi nel 2011 ce lo ricordiamo tutti: l’auspicio è che non ricominci la pagliacciata dello spread, delle vendite allo scoperto, dei declassamenti delle Agenzie di Rating, dei sotterfugi di banchieri e tecnocrati.
Chiunque vinca: non conta il colore, qui è in gioco il rispetto per l’Italia, che non merita di essere ricattata e trattata come carne da macello. E, nella spiacevole ipotesi che si scateni la speculazione, spero che chi perderà le elezioni non giochi di sponda con gli aggressori del nostro Paese mosso solo dallo scopo di tornare al potere.



